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giovedì 5 gennaio 2012
Licenziamenti difficili? Niente affatto
In questi giorni tiene banco la polemica sull'articolo 18.
Bisogna elimarlo, "perché ce lo chiede l'Europa".
Insomma, tutto farebbe pensare che l'Italia sia un Paese ingessato, in cui il licenziamento individuale da parte di un'impresa sia praticamente impossibile. Questo è il messaggio che viene lanciato all'opinione pubblica da parte di molti media, del governo, del centro destra e, ahinoi, anche da qualche amico del nostro schieramento.
Ma davvero i lavoratori nostrani godono di una protezione eccessiva?
Assolutamente no! Tanto è vero che l'articolo 18 della legge 300/1970 disciplina i licenziamenti senza giusta causa o senza giustificato motivo. Basta - naturalmente - che l'imprenditore operi una qualche ristrutturazione aziendale e lo sfoltimento del personale è possibile.
La conferma di quanto detto la si trova in una classifica dell'OCSE, ente internazionale non proprio comunista.
Lo strictness of employment protection è l'indice di protezione dei lavoratori. Come si può osservare dai dati, l'Italia (con un indice di protezione pari nel 2008 ad 1.89) è addirittura al di sotto della media OCSE, pari a 1.94!
Per fare degli esempi, la Germania si colloca ad un 2.12 e la Francia al 3.05.
Se poi guardiamo lo stesso indice riferito solo ai lavoratori a tempo indeterminato (i famosi "intoccabili e ipergarantiti" italici) la situazione è ancora più sbalorditiva: l'Italia ha un indice di protezione pari a 1.77 contro una media OCSE di 2.11!
Dunque, cari nemici dei lavoratori, cercate altre scuse per attaccare i pochi diritti rimasti. Magari cercatene qualcuna un po' più verisimile.
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